Alessio Nebbia

Dal 1982 al 1998

Angelo Pollicini, Assessore al Turismo della Regione Autonoma Valle d'Aosta, 1982

Ad illustrazione della mostra "Alessio Nebbia tra geoplastigrafia e pittura " è stato redatto il relativo catalogo curato sia dal settore Arti grafiche 4 della R.A.V.A. che dal cahier dodici museomontagna del Museo Nazionale della Montagna. di cm 22x21,5, con 60 pagine e dieci illustrazioni in bianco e nero e 38 a colori. Nello stesso catalogo ANGELO POLLICINI argomenta: "I motivi che spingono l'uomo a cercare un angolo di mondo in cui vivere, non sono sempre o solo dettati da necessità materiali; un bisogno istintivo guida spesso i passi verso un luogo dalle caratteristiche ben precise, col quale si entra in sintonia, si stabilisce un circuito comunicativo: tale è il senso della ricerca di una terra promessa di biblica memoria. Molti vivono, per elezione, in terre diverse da quella d'origine e il legame che si viene a creare, tra individuo e ambiente è cosi profondo da divenire un fatto esistenziale.

Quando ciò accade, quasi sempre nasce dall'incontro qualcosa di estremamente importante, un'opera d'arte,pur nella varietà dei campi e dei mezzi utilizzati dalla persona per estrinsecarsi.

É il caso di Alessio Nebbia e del suo incontro con la terra valdostana fin dal lontano 1925.

Alla ricerca di un mondo di quiete, fatto di silenzi che permettono l'ascolto della voce interiore, egli stabilì sulle più alte montagne la sua dimora ideale e qui raccolse messaggi, interiorizzò aspetti e situazioni che informarono tutta la sua opera.Il geografo appassionato produsse una notevole plastigrafia della nostra regione: il rilievo alpino è ricostruito con tale verismo e cura del particolare da non lasciar dubbi circa la profonda conoscenza del territorio e la capacità di riprodurne la realtà palese.

Il pittore, avvertendo invece un potente bisogno di sublimazione, teso a percepire sensazioni note a chi si spinge verso alte mete, fissò sulla tela immagini dense di mistero che rivelano l'abito alle meditazioni solitarie, al colloquio con la natura. La luce soffusa delle nostre albe, dei nostri tramonti, la quiete sospesa delle nevicate, i colori filtrati dalle brume autunnaIi che, nella loro evanescenza, evocano incanti e magie, sono resi con elegante e raffinata tecnica pittorica. L'intimo colloquio del pittore con il paesaggio valdostano, colloca Alessio Nebbia tra i più felici interpreti del «terroir».

La presenza alla Tour Fromage della sua opera, vuole proseguire il discorso dedicato a coloro che hanno celebrato la nostra valle con profonda sensibilità e con una visione squisitamente personale."

Angelo Dragone, 1982, La Stampa

......si potrebbe sostituire il titolo - che è stato dato alla mostra - "tra geoplastigrafia e pittura", con quella di "arte e territorio" ; proprio per sottolineare subito come l'artista sia stato interprete, fra i più felici, del paesaggio, soprattutto valdostano, nel duplice aspetto del documento visivo e dell'evoluzione lirica dell'ambiente.Proprio il rigore e la fredda lucidità con la quale egli seppe rendere gli aspetti della montagna in una fotografia, in un plastico come nel disegno o nel dipinto di una prospettiva panoramica, gli hanno poi consentito di darne più libere e fantastiche interpretazioni, nell'incantevole realtà "altra" dei suoi quadri.

Donatella Taverna, 1982, Piemonte vivo, n. 1

La prima emozione che ci trasmettono i più bei quadri di Alessio Nebbia, è questa, del silenzio - il silenzio denso e corposo, buono, del grano sotto la neve: basta osservare i molti quadri di neve .......Ma anche un dipinto intenso come "I campanili del Brenta", del 1969, dove coesistono, in una resa grandemente poetica, l'indeterminatezza fantasiosa, metafisica delle nebbie sulla montagna e la forma netta, precisa delle cime, nella luce lattiginosa.
Molto felicemente Luigi Carluccio ha parlato di "rêverie": siamo immersi, con i quadri di Nebbia, in un clima rarefatto, distaccato, lontano dal formicolante brulichio della quotidianità, in un mondo di solennità e di mistero.

Aldo Audisio, 1982, Monti e Valli, n. 16/17

La mostra (tra geolpastigrafia e pittura) nasce dal contrasto tra le due attività caratterizzanti l'opera dell'artista; tra geoplastigrafia e pittura rappresenta la simbiosi di due limiti che normalmente si reputano invalicabili: la tecnica e l'arte.

Angelo Mistrangelo, 1982, Famiglia Valle d'Aosta

Vi è in queste tele una meditata e raccolta adesione ad un paesaggio polverizzato nella luce, permeato da un colore lieve, rasserenante, sensibile veicolo ad una forma che esprime l'"affinità genuina della visione di Nebbia nel suo tempo storico e nel suo ambiente di vita", come ha sottolineato Luigi Carluccio nel catalogo della mostra.

Michele Moretti, Assessore al Turismo Regione Piemonte, 1982

Ad illustrazione della mostra "Alessio Nebbia tra geoplastigrafia e pittura " è stato redatto il relativo catalogo curato sia dal settore Arti grafiche 4 della R.A.V.A. che dal Cahier dodici museomontagna del Museo Naz. della Montagna con 60 pagine e dieci illustrazioni in b. e n. e 38 a colori. Nell'ambito di tale catalogo MICHELE MORETTI, Assessore al Turismo della Regione Piemonte, illustra l'opera di Alessio Nebbia in ordine alla geoplastigrafia.

"Alessio Nebbia è una figura nota a pochi, sconosciuto anche a chi è addetto al campo turistico. Si deve a lui il merito di essere stato un puntuale esecutore di realizzazioni geografiche e plastigrafiche, opere che trovarono largo impegno nel materiale propagandistico utilizzato quale supporto per l'incremento turistico successivo al 1930.

Cito, riferendomi all'ambito regionale piemontese, il geo-panorama delle Valli di Lanzo (1931) e quello del Sestrière seguito da un lungo elenco di lavori riferito all'intera catena alpina ed alla Valle d'Aosta.

Attorno a quest'opera si muove poi un'altra attività di notevole spicco: Alessio Nebbia fu pittore quotato e stimato per le sue opere."

A. Audisio, G. Nebbia, 1982

"Una scelta artistica importante e diversa è quella che affronta Alessio Nebbia nel campo delle realizzazioni di tipo geoplastigrafico. E' stato un pittore di montagna famoso ma deve soprattutto e innanzi ad ogni altra cosa essere ricordato per la sua opera di rilevazione e illustrazione geografica"."Delle realizzazioni plastigrafiche Alessio Nebbia fu un quotato e noto esponente, altrettanto avvenne per le vedute panoramico-prospettiche di cui fu addirittura un precursore".In questo dopoguerra, particolare sviluppo hanno avuto, per l'illustrazione delle zone turistiche, le rappresentazioni panoramiche di scuola austriaca, o svizzera (Berann, Oberbacher ed altri) che, pur avendo spesso il pregio, sia nelle vedute estive che in quelle invernali, di una particolare efficacia rappresentativa con l'esaltazione di specifici aspetti, non sono certo stati un esempio di corretta rappresentazione geografica........Nulla di tutto questo si trova nei panorami di Nebbia........Da qui una rappresentazione del territorio realistica e non fantasiosa, precisa come una carta topografica o geografica ma rispetto a questa più leggibile."

E. Moro, 1982, Nouvelles Valdôtaines

"I paesaggi di Alessio Nebbia narrano una realtà dove la montagna non appare matrigna. Il montanaro solitario, con la "lluedze" in spalla, sa il fatto suo, seguirà la traccia (non perde il cammino chi ha un buon rapporto con la propria terra), le casette semisepolte non scompaiono per la vendetta di un mago, i cattivi sono assenti ed è possibile ritrovare ancora la posizione perduta, delicata, elegante, la bella favola di un felice rapporto con la montagna.

Alessio Nebbia narra, con la sua pittura eterea, delicata, elegante, la bella favola di un felice rapporto con la montagna, cogliendo tuttavia la psicologia dell'autentico uomo di montagna, cantandone il lavoro duro e faticoso in numerose opere, .....cogliendo l'alto senso di dignità, di laboriosità, non l'aspetto del vinto, bensì quello dellla persona che sa affrontare i disagi e le fatiche ..... con intelligenza e serenità."

Gianfranco Maccaferri, 1998, NOTES maison valdôtaine de la photographie

"Alessio Nebbia, personnage artistiquement complexe, ne construit pas un percours photographique homogène .....qui le met....entre les principaux auteurs à lui contemporains.....au lieu de représenter un "ensemble".... souvient un récit composé par nombreux épisodes singuliers .......qui ont en commun le sujet: la montagne".

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