Alessio Nebbia

Dopo il 2005

Pietro Giglio ed Oriana Pecchio, 2005

L'Enciclopedia della Valle d'Aosta (di Pietro Giglio ed Oriana Pecchio, Zanichelli, 2005) alle pagg. 211 e 212 illustra la biografia di Alessio Nebbia appuntando l'attenzione alla " fedeltà della rappresentazione " ed alle " atmosfere rarefatte delle albe, dei tramonti, delle nevicate ".

Francesco Soardo, 2006, 2009

Francesco Soardo ha pubblicato due volumi di immagini di affermati artisti con la formula dei "Carnets de voyage". Nel primo volume, del 2006, intitolato a Torino, sono stati illustrate tre opere con oggetto il Monte dei Cappuccini, la Collina di Cavoretto, il Fiume Po con il sole velato dalla foschia.

Nel secondo volume, del 2009, intitolato al Piemonte da Torino alle Alpi, sono stati illustrate cinque opere con oggetto paesaggi e villaggi sotto la neve.

Giuseppe Garimoldi, 2007

Collaborazione, tra il 1923 ed il 1934, a riviste di carattere fotografico aventi per gamma di interesse la montagna (Giuseppe Garimoldi, Storia della fotografia di montagna, 2007, pag. 70).

In qualità di editore di cartoline (Giuseppe Garimoldi, Storia della fotografia di montagna, 2007, pag. 80).

Breve biografia (Giuseppe Garimoldi, Storia della fotografia di montagna, 2007, pag. 184).

La montagna rivelata, 2009

La montagna rivelata, Fotografie di grandi viaggiatori ed alpinisti tra '800 e'900, SKIRA, 2009

- pag. 42, Aiguille Grepon, 1920-30
- pag. 43, Aiguille Blanche de Peuterey, 1920-30
- pag. 117, Monte Bianco dal Dente del Gigante, 1920-30
- pag. 117, Dent du Requin, 1920-30

Sandra Barberi, 2009

Vista sulla valle (Aiguille Noire, ca 1953): Alessio Nebbia "esplora con toni crepuscolari il tema paesistico, come in questo dipinto, dove la superba mole rocciosa dell'Aiguille Noire de Peuterey, è spogliata degli aspetti di drammatica spettacolarità ed evocata, più che rappresentata, in un'atmosfera di sogno nella calda luce del tramonto. Esposta per la prima volta nel 1953, la tela si aggiudicò il primo premio nel concorso nazionale di pittura bandito dalla città di Aosta nel 1979".

Il montanaro (1953): " La tela riprende un soggetto caro a Cesare Maggi - uno dei maestri ideali di Nebbia -. La resa illusionistica del manto nevoso, perseguita da Maggi attraverso una stesura pittorica cesellata di memoria divisionista, cede qui il posto ad una visione assorta, poeticamente smaterializzata, ove la figura umana perde la precisa collocazione spaziale prospettica per farsi presenza simbolica, immersa nell'ombra che fa da contrappunto all'abbacinante fulgore delle vette."

Nevicata a Verrand (ca. 1962) : L'ispirazione di Nebbia trova la sua dimensione più congenita nei quadri di neve dove la resa pittorica pulviscolare - cui concorre qui la tela a trama molto grossa che "sgrana" il segno - , i delicati effetti tonali e l'atmosfera ovattata esprimono al tempo stesso la visione interiore del pittore e l'evidenza ottica dei paesaggi sotto la candida coltre invernale."

Giuseppe Garimoldi "Les riches heures du Cervin", 2009

Tra il 1960 ed il 1962 il Commendator Cravetto, Amministratore delegato delle funivie del Cervino, in occasione del centenario dell'unità d'Italia, invitò un centinaio di artisti perché illustrassero la Gran Becca circondata dagli impianti funiviari. Ad operazione ultimata il Comm. Cravetto scrisse: "Si è così dimostrato che la pittura alpina .....non attende che una sollecitazione per vitalizzarsi e manifestarsi". Furono raccolte più di 120 opere che vennero pubblicate in un volume ed esposte in molte città in una mostra intitolata "Il Cervino e la mia tavolozza". Più di recente sono state presentate al pubblico di Aosta alla fine del 2009.

Al pari di altri pittori noti, Alessio Nebbia fu invitato a fine agosto 1961 a presentare un'opera del formato 50x70 cm ed un disegno formato 40x50 cm . Inoltre fece dono di un secondo quadro ad olio. Il Comm. Cravetto ringrazia "molto per il graditissimo quadro che ha voluto offrirmi e che, unitamente all'altro è così delicato di colore e pieno dell'atmosfera caratteristica delle giornate calme e nevose della Conca".

In relazione al tema una valutazione critica più aggiornata afferma:"....Francesco Menzio, nella sua Verde muraglia, legge un paesaggio tranquillo, pacato ed essenziale. Di fronte allo stesso tema, Alessio Nebbia preferisce immergerlo in una luce irreale e lo trasforma nella biblica Valle di Giosafat".
(Giuseppe Garimoldi, 2009)

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